Tavola
rotonda |
Anna Contardi - Associazionismo A.I.P.D. Finora abbiamo parlato poco di disabilità intellettiva. Uno dei primi problemi che dobbiamo affrontare sta nel superare alcuni pregiudizi nei confronti della coniugazione lavoro - handicap intellettivo: esiste infatti spesso lidea che comunque una persona con disabilità intellettiva sia di per sé incapace di esprimere produttività e quindi che linserimento lavorativo sia un intervento di tipo assistenziale; mi ricordo ancora una volta che venni chiamata da unazienda in cui cera un ragazzo inserito, loro avevano problemi, mi chiamarono e dissero: "Il nostro problema è che lui non legge per un tempo abbastanza lungo il giornale e ci chiede di lavorare e questo ci disturba", non era stato messo a fuoco per niente che invece lui stava lì perché era un lavoratore. Uno dei lavori che abbiamo fatto in questi anni (e è un tema forte delle associazioni), è superare i pregiudizi rispetto alla possibilità che anche una persona con disabilità intellettiva possa lavorare. Bisogna superare anche un altro tipo di pregiudizio: cioè che esistano i lavori per i disabili intellettivi, che esistano delle tipologie di lavori per loro. Siccome questo non è vero, ringrazio che abbiamo cominciato la tavola rotonda col tema dellinserimento mirato, perché inserimento mirato non vuol dire i lavori giusti per i disabili, ma vuol dire il lavoratore giusto al posto giusto: cioè rimettere al centro la persona e questo vale per qualsiasi lavoratore e vale quindi a maggior ragione anche per un lavoratore con una disabilità intellettiva. Tra laltro, fare questo discorso fino in fondo, secondo me, vuol dire capire che per esempio, cè unorganizzazione del lavoro che aiuta o meno, in termine di collocamento mirato e anche qui secondo me facciamo una restituzione positiva al mondo del lavoro in generale, perché chiaramente un disabile intellettivo non riesce ad esprimere produttività in un posto dove cè una cattiva organizzazione del lavoro in cui non si capisce cosa ci sia da fare e chi è il tuo capo, mentre in una buona organizzazione del lavoro, cambia. Laltra cosa che secondo me sembra importante mettere a fuoco è che linserimento mirato alza la produttività; io ho seguito linserimento mirato di una persona con sindrome di Down che era stata mandata via da un tirocinio finalizzato allassunzione in unaltra azienda dicendo che non era collocabile; nellazienda dove labbiamo inserita con un progetto mirato, cioè valutando le sue capacità, curando lorganizzazione, curando la competenza sulle mansioni ecc. ad una valutazione di produttività aziendale fatta dallazienda non dai servizi, questa persona ha espresso una produttività del 70% che per una persona con la sindrome di Down è un livello altissimo. Era stata messa in condizioni di lavorare sul serio: cioè lì la premessa è stata: "Vogliamo dei lavoratori veri"! è chiaro che questo, soprattutto nel caso di disabili intellettivi, ma non solo, vuol pensare al fatto che su un inserimento lavorativo c'è un prima, un durante e un dopo. Cè un prima che per esempio è anche un ruolo delle associazioni e anche delle famiglie che è la formazione allautonomia, un pre -requisito per andare a lavorare. Cè un durante che vuol dire che nel momento in cui io inserisco una persona in un posto di lavoro, devo pensare ad una formazione in situazione: cioè devo pensare che questa persona acquisisca delle competenze legate a quel tipo di lavoro che deve svolgere. Qui tra laltro noi abbiamo avuto unesperienza che credo vale la pena di segnalare: in unazienda ragionando in unottica di collocamento mirato abbiamo individuato la necessità di avere un job coach sul posto di lavoro, cioè una figura di tutoraggio dellazienda sul posto di lavoro che facesse da mediatore e rendesse possibile che le persone imparassero davvero quel lavoro e mediasse alcuni aspetti di relazione, perché diventassero autonome. E cè un dopo: dopo che un inserimento lavorativo è stato realizzato, bisogna garantire che lazienda abbia dei riferimenti nel tempo per affrontare il problema per esempio di un cambiamento di mansioni, un cambiamento di organizzazione. Allora io credo che le associazioni sono un elemento della sinergia che va creata intorno al tema dellinserimento lavorativo dove cè il mondo dellassociazionismo, della rappresentanza degli utenti e delle famiglie, cè il mondo dei servizi per linserimento lavorativo (e credo che questo sia in questo momento uno dei punti di crisi dellapplicazione della 68), e poi cè tutto il tema del mondo aziendale; io credo che se sostenuto, è molto più disponibile oggi di quanto forse lo era qualche anno fa, però se sostenuto e credo che sia un lavoro di stare insieme. In fondo, nella nostra esperienza il job coach lha messo lazienda perché si è resa conto che un inserimento mirato rendeva meglio anche ad essa. Grazie |